Ascoltate questo caso terribile e inorridite.
Un cavaliere di nobile famiglia ma con abitudini disgustose si innamorò di una ragazza musulmana e la tenne in casa per molti anni
per suo piacere libidinoso, senza dare importanza ai rimproveri severi dei sacerdoti e piacevoli degli amici. Per allontanare tutti
coloro che lo consigliavano di rinunciare alla ragazza rispondeva in modo solenne e sdegnoso: NON POSSO! Diceva queste due parole
come se cercasse di convincere che la sua libidine fosse, in realtà, una necessità naturale.
Non volle comunque rinunciare alla perfida compagnia; arrivò la morte a separarli: il cavaliere, nonostante fosse giovane, si ammalò
e rimase a letto; essendo il male notoriamente pericoloso andò a trovarlo un sacerdote, che io conosco, per prepararlo al passaggio
estremo della morte.
Il sacerdote entrò in camera sua, si avvicinò, lo salutò e con modo prudente iniziò ad insinuarsi nel suo modo di pensare: -Signore,
sono convinto che voi dobbiate sperare e non temere, siete giovane, vigoroso, robusto e molta gente è guarita da una malattia simile
alla vostra ma … molti però ne sono anche morti.
Mi fa piacere credere che voi guarirete, ma … cosa vi costa prepararvi come se doveste affrontare la morte?
Il cavaliere ammalato chiese animosamente cosa gli convenisse fare, era pronto a farlo; disse che era consapevole della gravità della
sua malattia, anche se il sacerdote non lo diceva. Disse anche che nonostante avesse vissuto una cattiva vita desiderava comunque,
come chiunque altro, avere una buona morte.
Il sacerdote provò grande soddisfazione nel sentire questo discorso; avrebbe voluto che il cavaliere cessasse subito la convivenza
con la ragazza che vedeva nella camera del moribondo che, per un motivo o per l’altro, voleva sempre efficacemente vicina.
La prudenza convinse il sacerdote ad usare un atteggiamento non troppo deciso e gli disse:
-Dato che per grazia divina vi vedo coì ben disposto a risolvere il problema vi parlerò con la sincerità dovuta sia al fatto che
sono un sacerdote sia all’interesse che provo per voi. Tutti i medici vi danno prossimo alla morte quindi vi rimangono poche ore se
volete risolvere i vostri problemi e redimervi.
Il cavaliere gli rispose di affrettarsi poiché lui non aveva nient’altro da fare.
(n.d.r. segue un dialogo tipo botta e risposta tra il sacerdote ed il moribondo)
-Hai un creditore al quale saldate debito? -Avevo un debito ma l’ho restituito.
-Se hai voluto male a qualcuno ti sei pentito? -Mi sono pentito.
-Perdoni chi ti ha offeso? -Perdono.
-Ti umili con chi sei stato prepotente? -Mi umilio.
Il sacerdote chiese quindi al cavaliere se avesse voluto, essendo alla fine, ricevere i sacramenti come un cristiano, per disporre
di un’arma contro il nemico e contro i pericoli dell’inferno. Il cavaliere rispose che li avrebbe ricevuti molto volentieri se glieli
avesse dati.
(n.d.r. segue un dialogo tipo botta e risposta tra il sacerdote ed il moribondo)
-Tu sai che questo non sarà possibile se prima non allontani da te la ragazza. -Questo non posso Padre, non posso.
- Cosa dite? Non posso? Perché non potete? Potete, e dovete, mio caro, se volete salvarvi. -Io vi dico che non posso.
- Ma non vedi che ti separerai da lei tra pochissimo tempo? Non è una gran cosa rinunciare a quella ragazza a seguito di un
ragionamento se, in ogni caso, dovrai rinunciare per necessità. - Non posso, Padre, non posso.
- Come? A un Dio che è stato crocifisso per voi, non potete far questa grazia? Egli è per voi ferito, per voi sanguinoso, per voi
morto, guardatelo; non ti commuove vederlo, non ti addolora? - Non posso, vi ripeto, non posso.
- Voi non avrete i sacramenti. -Non posso.
- Voi perderete il cielo. -Non posso.
- Voi precipiterete all’inferno. -Non posso.
- Non riesco a farti dire altro? Meschino! Ascoltami: non è meglio perdere solo la donna, che perdere sia la donna, la reputazione,
il corpo, l'anima, la vita, l'eternità, i Santi, la Vergine, Cristo, il Paradiso, e così essere sepolto da scomunicato, come una bestia
in un letamaio?
Lo sfortunato cavaliere emise un sincero sospiro e rispose che non poteva, non poteva e con l’ultima debole forza che gli rimaneva
afferrò un braccio della ragazza e rosso in volto disse con una forte voce
queste precise parole, non ne aggiungo e non ne tolgo altre:
- Questa è stata la mia gioia in vita; questa è la mia gioia nella morte; e questa sarà la mia gioia per tutta l'eternità.
Quindi stringendola ed abbracciandola con decisione, a causa della gravità della malattia, per lo sforzo dei movimenti, per la
frenesia, morì disperato tra le sporche braccia della ragazza.
Nell'immagine sopra riportata il ritratto di Paolo Segneri.